Smart working, il Senato ha detto sì

L’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano ha rilevato che il 7% dei dipendenti (impiegati, quadri e dirigenti) ha abbracciato lo smart working o “lavoro agile”: circa 250mila lavoratori, che lavorano principalmente in grandi aziende.

Questi numeri potrebbero crescere, anche grazie ad una legge approvata in Senato nel mese di maggio, che si propone di promuovere il lavoro agile.
L’attività del lavoratore subordinato potrà avvenire in azienda, ma anche in altre postazioni previo accordo con il datore di lavoro; si parla di smart working quando “la prestazione resa in modalità agile avviene in parte all’interno dei locali aziendali e in parte all’esterno, senza una postazione fissa”.

Tempi di riposo e “diritto alla disconessione” sono naturalmente riconosciuti, al fine di evitare che chi lavora da casa finisca con il lavorare più degli altri.
Il trattamento economico del lavoratore agile, inoltre, non dovrà essere inferiore a quello applicato ai dipendenti che svolgono le stesse mansioni in azienda.

Ma è davvero possibile lavorare da casa come in ufficio?
Grazie alle moderne soluzioni di collaboration e ad un’adeguata connessione ad internet è possibile abbattere le barriere, principalmente culturali, e lavorare da casa o in mobilità con la stessa efficienza che si avrebbe essendo presenti in ufficio. Il “lavoro agile” consente alle aziende una continuità operativa mai avuta prima, con la possibilità per dipendenti e dirigenti di accedere a informazioni, applicativi e software anche fuori dall’azienda.

Attenzione però al fattore sicurezza: il datore di lavoro è responsabile della sicurezza e del buon funzionamento degli strumenti utilizzati per l’attività e una corretta informazione su rischi e procedure è importante.